Il mondo è la statua, l’immagine, il tempio vivente, il codice di Dio, nel quale egli scrisse e disegnò cose d’infinito valore, ch’egli porta nella sua mente […].
Beato chi legge in questo libro ed in esso impara a conoscere l’essenza delle cose, e non va immaginando a suo arbitrio o secondo opinioni altrui.
TOMMASO CAMPANELLA, De sensu rerum et magia, 1620
A differenza della maggior parte delle persone che mi circondano io non ho sviluppato nessuna competenza specifica. Ho diverse qualifiche e abilità, ma non ho intrapreso una carriera precisa e non ho costruito nulla di materiale né nella dimensione privata né in quella lavorativa.
Ma chi come me passa la vita a sviluppare l’essere e poi alla fine non è nessuno, è al di là dell’essere e del non essere? Ma allora ho trasceso me stessa?
MEDITARE CI RENDE LIBERI!
Ogni essere umano aspira alla felicità. È banale, ma è così. Ognuno di noi vuole solo stare bene, avere un po’ di pace e di serenità. E così tutto ciò che facciamo più o meno è orientato a quello. Anche ai più fortunati di noi, però, appare chiaro che questa felicità oscilla continuamente e sfugge non appena si crede d’averla afferrata.
Anni fa allora io ho scelto di smettere di rincorrere questa illusione. Praticando la consapevolezza, invece, posso sperimentare sempre più quello stato dell’essere in cui esiste solo l’attimo presente, senza ansia e senza malinconia. Ci sono i pensieri, le emozioni e le sensazioni, ma è chiaro che nel qui ed ora nulla permane, tutto scorre in un flusso continuo: anche l’allegria.
Eppure noi scegliamo di continuo cosa essere. Può non piacerti, ma è così: se sei felice, è stata una tua scelta, se sei infelice, lo hai scelto tu. La maggior parte delle nostre scelte, è vero, sono inconsce, cioè dettate da abitudini e condizionamenti sociali e familiari, ma noi scegliamo ogni momento cosa essere in base alle persone e alle situazioni che ci circondano. Indipendentemente da ciò che facciamo, dunque siamo noi stessi gli unici veri responsabili di come stiamo.
Meditando ho imparato a guardare in profondità i miei pensieri, le mie emozioni e le mie sensazioni e sono così diventata più responsabile delle mie scelte e quindi più in pace e di conseguenza più felice. Questo non significa che va sempre tutto bene, anzi, spesso va tutto storto, ma ho imparato a convivere in pace con i miei dolori. Si tratta quindi di una felicità senza motivo, non dipendente da qualcosa, ma che deriva da uno stato pacifico dell’essere, anche in mezzo alle avversità. La pazienza che deriva dalla consapevolezza non giudicante può cioè rendere davvero felici, perché in pace con noi stessi.
Provaci ora.
Inspira ed espira. Tutto qui. Mentre stai inspirando tieni l’attenzione all’inspirazione, senza perderti in pensieri, interpretazioni e reazioni emotive e mentre stai espirando tieni l’attenzione all’espirazione.
Puoi concentrarti sulla pancia e sul petto che si alzano e si abbassano oppure sull’aria che entra ed esce dalle narici. Scegli un punto e tieni l’attenzione lì.
Si tratta di un’attenzione amorevole, morbida, senza rigidità, ma con atteggiamento vigile. Impariamo cioè a rimanere svegli e attenti, ma rilassati, non duri con noi stessi.
Meditando ogni giorno impariamo a concentrare la mente sul respiro e così ogni volta che si manifesta un pensiero o un’emozione l’abbracciamo con la consapevolezza.
Quando la mente è concentrata in un punto è nell’attimo presente
Quando la mente è concentrata in un punto è nell’attimo presente.
Se abbracciamo più a lungo una formazione mentale, positiva o negativa, riusciamo a coglierne la natura impermanente e generiamo in noi saggezza e comprensione risvegliata. Non dobbiamo fuggire davanti a una formazione mentale, bensì trattarla con la stessa cura di una mamma con il suo bimbo appena nato.
Per poter guardare le emozioni che ci fanno soffrire, come ansia, tristezza, gelosia o solitudine, dobbiamo entrare in uno stato di profonda concentrazione e imparare ad abbracciarle.
La tendenza che abbiamo, di solito, è opposta: ci mettono a disagio e cerchiamo di sfuggirle. Se siamo invece determinati ad abbracciarle, usando la presenza mentale e la concentrazione, potremo osservarle svanire. Se non le abbracciamo, se non le osserviamo, non potremo mai liberarcene. Solo guardandole da vicino, possiamo riconoscere che sono la radice della nostra sofferenza e allora ci verrà naturale lasciarle andare.
Tutti dovrebbero meditare. È il modo più economico per essere in pace e felici. Ed è accessibile a tutti ovunque.
Che la meditazione sia in grado di ridurre lo stress e l’ansia è ormai evidente, ciò che invece può sfuggire a molti sono le conseguenze di questa riduzione. Essere più in pace e rilassati allenta le catene dei condizionamenti e ci dona quindi più libertà. Ma di quale libertà stiamo parlando? La libertà di essere ciò che siamo senza sensi di colpa e aspettative o paure più o meno consce.
Chiunque mediti da parecchi anni come la sottoscritta si trova spesso in imbarazzo di fronte a chi non avendo mai meditato o avendo meditato poco, pone domanda logiche e si aspetta risposte razionali. La meditazione deve essere soprattutto un’esperienza.
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D’altronde è meglio una qualsiasi azione consapevole di mille parole.
Se voglio comprendere qualcosa della realtà devo esercitarmi ad essere presente alle mie sensazioni e azioni quotidiane, fin da quando mi alzo la mattina, invece di reagire a tutto in modo automatico, condizionato. Ciò che conta insomma è l’atteggiamento che abbiamo in ciò che facciamo. E la meditazione ci aiuta proprio in questo, ci rende più presenti e più attenti e quindi più vivi, più indipendenti, meno succubi di mode e persone e dinamiche e relazioni. In una parola: più liberi.
Ecco insomma a questo mi serve e mi è servito meditare tanto.
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