Che cos’è la serenità?
Il filosofo latino Seneca la definisce come tranquillità dell’animo: una dolce condizione di quiete in cui non ci sono né esaltazione né depressione.
E come la si raggiunge?
Ognuno conoscendo se stesso.
Nei secoli gli esseri umani hanno sviluppato diverse tecniche per realizzare in modo pratico la profonda e preziosissima conoscenza di sé. Nel post Dallo Yoga alla Meditazione Vipassana descrivo le meditazioni che affondano le radici nell’antica India.
L’introspezione è però auspicata anche nella Grecia antica (sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi era scritto: conosci te stesso) e nell’antica Roma: Seneca scriveva infatti nel De Tranquillitate Animi che il segreto della serenità è essere se stessi.
Per una vita serena e virtuosa tutti i saggi dunque consigliano: osservati e conosciti.
Ma come si fa?
In questo video introduco la meditazione di consapevolezza, oggi diventata di moda per arginare lo stress:
Le riflessioni di Seneca, apparse poco meno di 2000 anni fa per educare al dominio delle passioni, descrivono benissimo le inquietudini d’oggi e sono ancora dunque di grande aiuto.
Scopriamo in effetti che lo stress esisteva già nell’antica Roma, così come i nostri vizi e le nostre virtù.
Chiunque ad esempio conosce la difficoltà di seguire un buon proposito. La mente sembra sempre oscillare tra opposti. Un momento siamo certi che la nostra scelta di vita sia la migliore che potevamo fare e il momento dopo ci scopriamo ad invidiare chi ha fatto scelte antitetiche alle nostre. E poi di nuovo torniamo ad essere fermi nei nostri propositi, finché non ricadiamo nel tedio e nella noia (Seneca descrive un mondo tutto maschile per cui l’umore in questione non è dovuto alle tipiche oscillazioni ormonali femminili). Per evitare l’assalto dell’inquietudine la reazione più comune è muoversi, fare qualcosa: viaggiare, svagarsi alla ricerca di novità. Ma Seneca subito ammonisce:
Mutano i cieli sotto i quali ti trovi,
ma non la tua situazione interiore,
poiché sono con te le cose da cui cerchi di fuggireCome raggiungere allora l’imperturbabilità, quell’equilibrio costante dell’animo che Seneca chiama tranquillità?
Dunque noi vogliamo sapere in che modo l’animo possa seguire una
rotta sempre uniforme e favorevole, ed essere ben disposto verso se
stesso e guardare con letizia alle cose sue e non interrompere questa
gioia, ma rimanere in una dolce condizione di quiete senza mai esaltarsi
né deprimersi: questa sarà la tranquillitàPrima di tutto è importante essere sinceri e coerenti con se stessi, inutile fingere ad esempio una gioia che non c’è. Ognuno poi conosca i propri talenti e si attivi per metterli a frutto, misurando le proprie aspirazioni alle concrete possibilità personali.
…alcuni crollano perché hanno confidato troppo nelle proprie doti oratorie,
altri perché hanno speso più di quanto le loro finanze gli consentivano,
altri ancora perché, già deboli o affaticati nel fisico, hanno tirato troppo la corda;
certi, poi, sono alquanto timidi o modesti, il che mal si concilia con l’attività pubblica, che vuole invece fermezza e decisione, altri hanno uno spiccato spirito d’indipendenza, che fa a pugni con l’arrendevolezza che richiede, ad esempio, la vita di corte;
c’è poi chi non riesce a dominare l’ira e al minimo risentimento butta fuori delle parole avventate,
e chi, mordace, non ha il senso della misura e si lascia andare a battute pericolose: tutti coloro è meglio che se ne stiano a casa
In generale Seneca consiglia né iperattività né immobilismo improduttivo, ma un’attività che tenga conto delle propensioni naturali. La vera serenità non è una banale assenza di turbamenti, ma una capacità di affrontare con equilibrio le difficoltà della vita, adattandosi alle circostanze e all’indole personale. Badate poi che l’equilibrio è un fatto dinamico: la tranquillità non è mai definitiva, ma conquista giornaliera, il costante sforzo di adattarci alle circostanze. E ciò è possibile solo attraverso un duro lavoro sulla propria interiorità, con esame di coscienza quotidiano, per raggiungere la capacità di scelta e la moderazione nemica degli eccessi.
La vita è breve, perché sprecarla in faccende inutili, quando l’unica occupazione degna è la conoscenza di sé.
Un buon cittadino non è mai inutile…
può giovare agli altri con lo sguardo, con un gesto, persino con il suo silenzio ostinato o con il suo modo di camminare…
La virtù esercita i propri benefici anche nascostamente e da lontano
E porta l’esempio di Socrate, cittadino modello ad Atene quando era dilaniata dai 30 tiranni. Socrate si muoveva da uomo libero in mezzo a gente schiava della corruzione.
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Se poi ci sembra poco utile trovare la serenità in noi quando tutt’attorno il mondo trabocca d’ingiustizia, Seneca suggerisce di considerare tutti i vizi umani ridicoli e non odiosi, riderne invece che lamentarsi e soffrirne. E questo è possibile ritirandosi spesso in se stessi, perché il contatto con persone diverse da noi, e dissimili anche fra loro, turba il nostro equilibrio e riaccende le passioni.
Attenzione però, come in ogni cosa, anche qui occorre misura: accoppiate e alternate sempre solitudine e compagnia!
E mai dimenticare il benefico contatto con la natura. Consiglio: camminare spesso in un viale alberato.