Tutto ciò che siamo è generato dalla mente’
recita il primo versetto del Dhammapada

Dhammapada
La via del Buddha

​E le neuroscienze oggi confermano che è proprio così. Noi siamo il prodotto delle idee che abbiamo di noi stessi. E tutte le idee che abbiamo di noi stessi (e della realtà) originano dai nostri circuiti cerebrali.
Infatti, se una specifica area del cervello viene compromessa, possiamo cambiare personalità, oppure avere problemi di memoria o percepire noi stessi e il mondo circostante in modi bizzarri (alcuni casi emblematici sono descritti nel bellissimo libro del neurologo Oliver Sacks ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’).
La realtà insomma ci appare così com’è solo perché il nostro sistema nervoso la elabora in un certo modo, mentre ad un delfino, un pipistrello o ad una mosca la realtà appare ben diversa.
Conoscere i propri pensieri è quindi vitale per essere padroni di se stessi e smettere di reagire in modo automatico secondo dinamiche apprese inconsciamente. L’idea che abbiamo di noi stessi si è infatti plasmata sulla base di condizionamenti sociali e familiari che hanno spesso poco a che vedere con le nostre reali potenzialità.
Come può allora un individuo adulto conoscersi davvero e cercare di essere padrone di ciò che è?
​E non essere una semplice reazione automatica a condizionamenti ambientali? Poniamo, ad esempio, di aver avuto un’infanzia terribile e di essere cresciuti pieni di rabbia e rancore verso tutto e tutti. Siamo spacciati?

O possiamo con una lenta ed assidua educazione dei nostri pensieri diventare sereni e pacifici?

Per fortuna il corpo e il sistema nervoso sono molto plastici, cambiano di continuo. Nostra responsabilità però a questo punto è decidere in che direzione indirizzare i cambiamenti.​

E come è possibile allora smettere di reagire e scegliere di essere diversi?

Attraverso una capacità innata, come il linguaggio, che può essere allenata:

l’attenzione al respiro e alle sensazioni nel corpo

Si tratta della meditazione di consapevolezza o Vipassana, che in lingua pali significa ‘visione profonda’. Si osservano le emozioni che vanno e vengono e così il dolore e i pensieri e la gioia. Pura osservazione.
Sperimentandolo su di noi, verifichiamo dunque che ogni nostra reazione al mondo è mediata da sensazioni nel nostro corpo che possiamo osservare, senza più esserne schiavi.

Buddha aveva scoperto 2500 anni fa che noi reagiamo alle sensazioni e non agli oggetti del mondo esterno. In effetti il mondo lo possiamo conoscere solo attraverso i sensi.

Grazie ad un allenamento disciplinato come la meditazione, si entra poi in contatto con la pace e la tranquillità, e si diventa capaci di non reagire con disperazione ad un evento tragico. Pensiamo all’invasione del Tibet da parte della Cina negli anni ‘50. Gli invasori hanno distrutto templi, violentato e ucciso decine di migliaia di persone, eppure il Dalai Lama, quando gli fu assegnato il premio Nobel per la pace, ad un giornalista che non riusciva a credere alla sua mancanza di rancore verso i cinesi, rispose: ‘Ci hanno preso tutto, dovrei permettere che mi prendano anche la mente?’
E se questo atteggiamento saggio e distaccato ti sembra inarrivabile, questi due documentari possono convincerti che

ognuno può imparare a gestire la propria rabbia

Si tratta di ‘Doing Time doing Vipassana’

e ‘Dhamma Brothers’

​in cui arrabbiatissimi ergastolani in carceri di massima sicurezza in India e negli Stati Uniti, sono riusciti a meditare seduti per ore in silenzio con gli occhi chiusi.

Gli effetti positivi della meditazio­ne in ambito carcerario sono in effetti accertati da tempo. Nel 1994 nel più grande penitenziario del mon­do, nei pres­si di Nuova Delhi in India, l’esperimento è stato avviato con oltre mille detenuti. I risultati di reinserimento sociale ­sono stati straordinari, con un sorprendente abbattimento della percentuale dei casi di recidiva. Una ricerca ufficiale ha inoltre accertato una riduzione significativa dell’ansia, della depressione, dell’ostilità e del sentimento di abbandono, uniti ad un miglioramento della qualità della vita e delle aspettative per il futuro. Esperimenti analoghi sono stati  poi condotti negli Stati Uniti ed anche lì i risultati sono andati ol­tre le più rosee aspettative.
Dal 2007 la meditazione è entrata anche nelle carceri italiane, dal carcere di Rossano, in Calabria, fino alle carceri romane, Rebibbia e Regina Coeli.

E se ci sono riusciti degli arrabbiatissimi ergastolani, anche noi possiamo imparare a gestire l’irritazione che ci assale per svariati motivi: la macchina di fronte a noi non parte al verde del semaforo, la fila alla cassa del supermercato si blocca facendoci perdere minuti preziosi, e così via. Sono innumerevoli i casi di vita quotidiana in cui

alimentiamo rabbia e irritazione

Essere in contatto con la nostra pace interiore ci consente invece di non reagire con astio agli inevitabili inconvenienti che ci capitano, ma di accogliere ciò che la vita porta nel suo continuo flusso mutevole di sensazioni piacevoli e spiacevoli.

Sentire il nostro corpo, le nostre sensazioni e i nostri pensieri in modo consapevole ci apre a nuove interpretazioni della realtà. Invece che identificarci con le elaborazioni mentali, che seguono di solito una sensazione, la nostra attenzione è alla sensazione nel momento in cui sorge. Ed è attraverso questa presenza a noi stessi, con l’attenzione lì, nel momento presente, che sviluppiamo l’abilità di non reagire secondo vecchi schemi mentali.
Fino a che non alleniamo questa abilità attraverso l’esercizio quotidiano della meditazione non sappiamo nemmeno che stiamo reagendo a sensazioni nel corpo. ‘Visione profonda’ significa anche rendersi conto, attraverso l’esperienza, che reagiamo alle sensazioni nel corpo e non alle persone o alle situazioni.​

Per imparare a stare con le sensazioni nel corpo puoi iniziare a seguire i
10 video della playlist Iniziare a meditare
che si trovano sul mio canale YouTube Esserci meditando
e per affinare la consapevolezza segui poi i
30 video della playlist Esercizi di Consapevolezza, di cui questo è il 7°